sabato 10 maggio 2014

È possibile cambiare la concezione del tempo sul lavoro? Aidp A&M risponde con l’evento “Viaggio nel tempo”

“Nessuna cosa ci appartiene, soltanto il tempo è nostro” Seneca.                

Il tempo è una variante strategica che fa la differenza nelle scelte professionali.
Si impara a gestire il tempo e a dargli il suo corretto valore sin da giovani. Ne è convinta Cinzia Rossi, titolare della Cross Srl, che con il fattore tempo si confronta ogni giorno,occupandosi di transizioni professionali dei lavoratori. “Più tempo utilizzi, più tempo acquisti”, questo il suo monito per tutti quei ragazzi che ancora oggi vivono la crescita come delle tappe sequenziali e non simultanee,non riuscendo a conciliare studio e lavoro, ma attendendo che sia l’età anagrafica a dargli l’inclusione nelle tappe della vita. Proattività e tenacia, chiarezza progettuale ed ottimizzazione del tempo, sono invece le attitudini vincenti per un giovane del XXI secolo.
La concezione del tempo e del tempo da dedicare al lavoro, sostiene Elisa Antonioni, Vicepresidente AIDP A&M, è fortemente cambiato da quando nel 1870 si riteneva che si dovesse lavorare “dal sole al sole” ovvero dall’alba al tramonto. L’irrompere del progresso industriale, lo sviluppo della terziarizzazione e del mondo informatico, hanno completamente trasformato la concezione del tempo del lavoro. Oggi in 40 ore settimanali il lavoratore deve poter garantire flessibilità e pragmaticità, riuscendo a conciliare la vita professionale con quella privata. A dare valore al tempo oggi, è il raggiungimento degli obiettivi, non il calcolo quantitativo del tempo trascorso in ufficio. Convinto sostenitore di questa impostazione del lavoro è anche Raffaele Credidio, Presidente AIDP A&M, che analizzando da HR i bisogni dei lavoratori e dell’azienda, evidenzia la necessità di cambiare il paradigma tempo- lavoro nelle imprese. Si dovrebbe infatti remunerare l’operato dei dipendenti in virtù  del raggiungimento degli obiettivi, non del tempo che hanno impiegato. Oggi, infatti, l’informatizzazione regala al lavoro duttilità ed autonomia gestionale, relegando al luogo fisico un’importanza secondaria.
Ma il diritto del lavoro come concepisce le variabili ore lavoro e raggiungimento obiettivi?
Andrea Bonanni Caione, managing partner di LabLaw Pescara, spiega come la retribuzione paghi il tempo che il lavoratore mette a disposizione del datore di lavoro; questo tempo deve avere un limite per la tutela psicofisica del lavoratore.
Ciò che oggi invece servirebbe alle imprese sarebbe trasformare il lavoro stesso in un fattore di produzione, che in quanto tale necessiterebbe di un costo quantificabile ma in funzione di un risultato. Questo farebbe sì che le otto ore giornaliere, omogenee in tutti i comparti produttivi d’impresa, fossero rimodulate sulle effettive necessità industriali di ogni singola realtà. Ad oggi la contrattazione di prossimità è l’unica, che in termini di legge, consenta alle imprese di formulare i contratti di lavoro in base alle reali necessità produttive.
La fattibilità di concepire il tempo del lavoro in relazione al raggiungimento degli obiettivi, la stanno già sperimentando sia la Fater che la Tetra Pak Packaging Solution, rappresentate dai loro HR,Gianluca Nardone e Gianmaurizio Cazzarolli.
L’aumento di qualità del lavoro portato a termine ed un maggiore senso di appartenenza all’azienda sono i risultati raccolti dalla Fater in seguito all’abolizione della timbratura dei cartellini nel Headquarter e dall’introduzione dell’ orario flessibile nei turni di  produzione. Certamente, afferma il Dott.Nardone “ un personale preparato e qualificato è imprescindibile per poter proporre team flexibility e time flexibility”.
L’esperienza riportata dall’Ing. Cazzarolli conferma la validità di un sistema di lavoro flessibile, già utilizzato da tempo dalla Tetra Pak, in cui una visione lungimirante della gestione del personale, in modo particolare di quello femminile, hanno concesso all’azienda una responsabilizzazione dei dipendenti, un controllo informatico dei lavori eseguiti dal personale e l’introduzione del teleworking. “È indubbio che un controllo degli obiettivi raggiunti a fronte delle ore di lavoro utilizzate, richieda un’elevata competenza da parte dei dirigenti, chiamati a valutare i risultati”. Anche questo aspetto diviene così valore aggiunto d’impresa.
Il lavoro flessibile non è comunque una prerogativa d’impresa, perché come evidenzia, il critico d’arte Luca Beatrice “nell’arte il tempo giustifica l’opera d’arte!” La duttilità del lavoro è sempre appartenuta al mondo dell’arte e della cultura. I tempi dell’artista quindi potrebbero diventare quelli dell’impresa, con una nuova concezione del bello.

AIDP A&M vi aspetta, per continuare a crescere per piacere, al proprio congresso nazionale a Bergamo dal 23 al 24 maggio 2014 dedicato alle “Risorse della Terra”. (Elena Prizzi)